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Il cibo e la religione cristiana: riti e tradizioni

Riflettere sul cibo e la religione cristiana, facendo riferimento alle parole di Gesù è un modo per conoscere e riscoprire le nostre tradizioni. L’alimentazione fa parte della nostra vita e può influire sulla serenità della nostra anima.

In tutte le religioni il cibo è considerato un dono del Cielo e pertanto oggetto di considerazione e correlato al sacro, ogni religione ha principi diversi, basti pensare al divieto di mangiare carne di maiale per i Musulmani e alle regole ferree seguite dagli Ebrei e la cultura Kosher per la preparazione e il consumo dei cibi.

Dai testi sacri possiamo evincere abitudini e riti correlati al cibo tipici degli antichi cristiani.

Nel Medioevo è la ritualità a donare importanza al cibo e al gesto di mangiare, ad esempio gli alti ordini del cristianesimo erano soliti sorseggiare acqua e vino per cinque volte, per ricordare le piaghe di Gesù. Ogni pezzo di carne o pane doveva essere equamente diviso in quattro parti, che rappresentavano Padre, Figlio, Spirito Santo e la Vergine Maria.

I valori di moderazione e virtù, trasversali a tutti gli aspetti della vita cristiana, si uniscono alla riverenza del ringraziamento a Dio per il dono offerto attraverso la natura e il lavoro dell’uomo, la cui salute dipende dalla volontà del Santo Padre.

La nostra religione non ha particolari divieti alimentari ma auspica un consumo, appunto moderato, e ossequioso del cibo. Non dimentichiamo che la Gola è uno dei sette peccati capitali, perché è un modo di abbandonarsi al piacere.

Gli uomini di chiesa hanno l’abitudine di digiunare per purificare il corpo e la mente prima di avvicinarsi a Dio. Inoltre, i cibi che gli apostoli consumarono durante l’ultima cena, cioè l’agnello, il pane azzimo, le erbe amare e il vino rosso vengono oggi omaggiati e ricordati durante la Santa Messa.

Il cibo e la religione cristiana: il divieto di mangiare carne il Venerdì Santo

I quaranta giorni che precedono la Pasqua sono per tutti i cristiani cattolici un periodo di purificazione completa dai vizi e dagli eccessi del corpo e della mente. La pratica del digiuno, o di limitare il consumo di cibo ad un solo pasto al giorno, incoraggia proprio questo processo di preparazione alla resurrezione di Cristo.

L’usanza di non consumare carne il Venerdì Santo è un’evoluzione della pratica del digiuno e della vicinanza alle sofferenze che Gesù Cristo ha subito per salvare tutti noi.

Grazie alle sacre scritture è noto che la morte di Gesù è avvenuta di venerdì, pertanto la Chiesa ha istituito questa pratica di consumare altri cibi, come il pesce o le verdure, durante il Venerdì Santo, per ricordare e manifestare la vicinanza alla Passione di Cristo attraverso la penitenza.

Dal punto di vista storico bisogna chiarire che la carne è sempre stata associata a feste e celebrazioni di vittorie, che poco si sposa con la concezione del venerdì come giorno di penitenza e mortificazione.

Il rispetto di queste indicazioni religiose è fondamentale per un buon cristiano.

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